Estate movimentata per il presidente Bce, Mario Draghi: il 22 agosto dal forum di Jackson Hole dichiarava che l’Istituto è pronto ad usare tutti gli strumenti necessari per assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine. Come una moderna Pizia, per accedere ai suoi presagi è necessario presentare l’agnello sacrificale, identificabile con le riforme strutturali che da tempo sono ferme sulle scrivanie di molti governi europei, ma i mercati, estremamente fiduciosi , hanno deciso di vedere il cammello, senza pagar moneta.
Le curve governative mettono quindi a segno quelli che nel mese di agosto sembravano i nuovi minimi, con i segmenti a maggior duration in rialzo di più del 2%. Livelli minimi bucati al ribasso sempre grazie alle parole di Mario Draghi, che nella riunione di oggi ha tagliato i tassi di 0.10 bp, portando il tasso di rifinanziamento allo 0.05%, livello particolarmente conveniente per l’operazione di LTRO condizionata ai prestiti societari che partirà nei prossimi mesi, e riducendo il tasso di deposito a -0.20%, ulteriore incentivo a far circolare l’ingente quantità di liquidità presente nel sistema finanziario.
Ma ancor più significative le indicazioni fornite circa le tanto attese e promesse manovre non convenzionali, come l’acquisto di titoli ABS e covered bonds già a partire dal mese di ottobre. Nonostante il QE governativo per ora sia stato solo discusso, la reazione dei titoli di stato è stata altrettanto positiva: i governativi periferici scendono di 10-15 bp, mentre le curve a breve si portano in zona 0.25% a fronte di titoli core con scadenza 2 anni il cui rendimento tocca livelli negativi. Lo scenario avrebbe del paradossale se l’esperienza giapponese non insegnasse che con tassi del genere si può andare avanti anche per più di 20 anni.