Di Francesca Cerminara
Il 18 Luglio 1918 veniva al mondo Nelson Mandela, l’uomo simbolo dell’uguaglianza e dell’antirazzismo, oggi ricordiamo quindi Madiba, l’uomo al tempo stesso rivoluzionario e pacificatore, che ha guidato il suo popolo liberandolo dall’apartheid. Tra una settimana ci troveremo invece a festeggiare un’altra ricorrenza, che non avrà cambiato le sorti di un popolo, ma ne ha sicuramente messo in sicurezza l’unione monetaria. Con il discorso tenutosi a Londra Il 26 Luglio del 2012 il presidente della Bce Mario Draghi liquidava le insinuazioni sulla fine imminente dell’Euro, innescando una reazione virtuosa sui mercati.
Mandela nel suo discorso alla 13esima Conferenza internazionale sull’AIDS nel luglio del 2000 insegnava al mondo: “Non è mia abitudine usare le parole con leggerezza. 27 anni di carcere mi hanno insegnato quanto sono preziose le parole e quanto possono cambiare il modo in cui le persone vivono”. Il presidente Draghi 12 anni più tardi ha ponderato le giuste parole da usare per cambiare il modo in cui i mercati stavano operando, e per salvare il contesto economico in cui i paesi europei sotto attacco stavano vivendo. Nel mondo si ricordano le parole del presidente sudafricano, fonte di ispirazione per movimenti pacifisti e di liberazione, nel mondo della finanza si ricordano le parole del presidente europeo: “Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe me, it will be enough,”.
A distanza di 5 anni si può ragionevolmente affermare che I mercati abbiano fatto bene a credergli, e che la promessa di fare tutto il necessario non sia stata una vacua propaganda. I risultati sono stati ottenuti: nessun paese è uscito dall’Unione, il sistema bancario ha iniziato un processo di profonda ristrutturazione che rende la maggior parte degli istituti molto più solidi ed idonei ad affrontare il nuovo contesto competitivo, mentre evita che alcuni possano innescare nuove crisi sistemiche, mentre i governi si ritrovano con una situazione debitoria sotto controllo. E’ arrivato quindi il momento di porre le basi per una graduale normalizzazione. Draghi, ancora una volta riconosce l’importanza delle parole da usare per guidare i mercati: la Bce ha molte motivazioni economiche per iniziare una strategia di Tapering (la riduzione del programma di acquisto titoli da parte della banca centrale che in questi anni ha permesso la drastica riduzione dei rendimenti degli stessi), ma non può permettersi di comunicarlo nel modo sbagliato. Da un mese circa è quindi iniziata una fase comunicativa quasi di sottofondo: se dal comunicato ufficiale dell’ultima riunione del concilio è stata ad esempio rimossa la frase sul livello basso dei tassi di interesse, in un recente forum Mario Draghi pone l’enfasi sui continui miglioramenti economici dell’eurozona, che se continuassero potrebbero portare a degli aggiustamenti ai programmi di politica monetaria in corso. A supporto, altri membri Bce si lanciano in discorsi sul funzionamento del Quantitative Easing e su come l’economia potrebbe reagire qualora gli stimoli venissero ridotti.
Ufficialmente non dicono, ufficiosamente comunicano ed i mercati comprendono.
Ed ecco spiegato il recente rialzo dei rendimenti, con i tassi decennali in aumento di 30-40 bp in tutta l’unione europea. Dopo anni di continue performance positive dei mercati del reddito fisso si ha paura che questo primo scossone sancisca la fine del trend secolare sui tassi, e probabilmente è vero. Non avremmo potuto continuare ancora per molto ad avere questi livelli di tasso, bassi se non addirittura negativi, ma la vera sfida per la Bce non sarà far rialzare i rendimenti, alla fine obiettivo gradito a tutti, policy maker, investitori e risparmiatori, da di farlo in modo controllato per evitare di mandare in fumo tutti i risultati ottenuti. Non ci resta che attendere i comunicati ufficiali per capire le tempistiche delle manovre monetarie e ascoltare i discorsi quotidiani per indirizzare le future manovre sui portafogli, che a seconda che facciano emergere una linea di condotta morbida, da colomba (dovish) o una linea dura da falco (hawkish) non è detto che si debba sempre e solo vendere.