Settimana ancora contraddistinta dai timori sui prezzi, anche se i mercati azionari si sono mossi lateralmente così come il dollaro, in rialzo invece i tassi d’interesse e i prezzi delle materie prime.
L’inflazione USA a gennaio non ha mostrato segnali di rientro, con una variazione tendenziale annua del 7.5%, la più alta dagli anni Ottanta. Anche in Europa preoccupa in particolare l’impennata dei costi dell’energia, che rischia di far sentire i suoi effetti sia sulla crescita del PIL, sia sui conti aziendali; inoltre, le riserve di gas sono ai minimi e la tensione tra Russia e Ucraina non aiuta, dato il peso di Mosca nella fornitura della materia prima ai paesi europei.
I mercati stanno iniziando a fare i conti con l’ipotesi di una politica monetaria decisamente meno benevola di quella degli ultimi anni: non solo negli Stati Uniti, dove i rialzi previsti per il 2022 sono ormai dati per certi, ma anche in Europa, dove crescono gli appelli ad un’azione più incisiva da parte della Banca Centrale Europea per combattere l’inflazione.
Nonostante i numerosi fattori di preoccupazione, gli utili trimestrali presentati dalle aziende fino a questo momento sono nel complesso positivi e hanno contribuito a sostenere i livelli degli indici azionari, anche se alcuni analisti sono preoccupati del futuro impatto della crescita dei prezzi.
In Italia, in crescita i dati della produzione industriale e delle vendite al dettaglio, che hanno in parte recuperato il calo dovuto alla pandemia e alle misure di restrizione delle attività commerciali.
La settimana che inizia non vede eventi particolari, ad eccezione dell’incontro dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali del G-20.
Per quanto riguarda gli utili aziendali, molti nomi di primo piano hanno già pubblicato i propri numeri: tra quelli che rimangono e che diffonderanno in settimana i dati, vale la pena citare gli assicurativi Allianz e AIG, Électricité de France e ENI nel comparto dell’energia e delle utilities, Nestlé tra gli alimentari.
Sul piano congiunturale, infine, attesi in settimana il PIL dell’area euro, la produzione industriale dell’eurozona, degli Stati Uniti e del Giappone, le vendite al dettaglio statunitensi, il sondaggio ZEW sullo stato dell’economia tedesca, le minute dell’ultimo comitato di politica monetaria della Federal Reserve.