Dopo il caso di Alice, architetto 30enne, eccoci di ritorno con una nuova storia: quella di Carlo, classe 1966, da oltre 20 anni dipendente di una grande azienda che si occupa di elettronica di consumo a Varese e appassionato di ciclismo.
Andiamo a vedere, con l’aiuto di una simulazione, a quanto ammonta la pensione che verosimilmente Carlo riceverà dall’Inps al termine della sua carriera lavorativa, nell’ipotesi in cui non sia stato lungimirante e non abbia optato per una soluzione di previdenza integrativa (per approfondire le soluzioni disponibili, vi rimandiamo a un post precedente).
I risultati, ve lo anticipiamo, non sono incoraggianti, a conferma di quanto ripetiamo da tempo: oggi non è sufficiente confidare nelle prestazioni del cosiddetto “primo pilastro”, ossia la pensione derivante dai contributi obbligatori. È necessario prendere subito delle contromisure per garantirsi domani un tenore di vita almeno simile a quello sperimentato all’apice della vostra carriera.
Ma torniamo al nostro Carlo.
Carlo si è laureato in Economia nel 1993, mettendoci 7 anni, tra una festa e un weekend fuori porta (ai suoi tempi non c’era ancora la laurea breve).
È stato fortunato e ha trovato lavoro immediatamente dopo la laurea, prima in una società che vendeva piccoli elettrodomestici – che comunque gli ha subito proposto un contratto lavorativo dignitoso – e, dopo un paio d’anni, in un’azienda più strutturata, non troppo distante da casa (può andare al lavoro in bici), dove ha trovato tutto ciò che cercava: un contratto a tempo indeterminato, orari non impossibili (un onestissimo 9-18) e un ambiente di lavoro piacevole.
Così piacevole che ci lavora ancora oggi, dopo più di 20 anni: nel frattempo si è sposato e ha avuto due figli. E, fortunatamente, ha fatto un po’ di carriera, arrivando a guadagnare circa 45mila euro lordi l’anno.
Complessivamente, ora che ha compiuto 50 anni, Carlo ha maturato 23 anni di contributi all’Inps. Gliene mancano ancora 18 prima di poter andare in pensione.
Stimando una carriera nella media e un’inflazione intorno al 2% (un livello tra l’altro lontano dalle attuali condizioni della nostra economia), il simulatore ci dice che, subito prima del pensionamento, intorno ai 68 anni, Carlo sarà arrivato a guadagnare circa 63mila euro lordi l’anno.
Ma con l’interruzione dell’attività lavorativa dovrà ridimensionare gli sfizi che era ormai abituato a concedersi: la sua pensione lorda di vecchiaia ammonterà a circa 39.700 euro lordi annui, una cifra di tutto rispetto, ma comunque inferiore di 23mila euro l’anno rispetto a quanto guadagnava degli ultimi anni di carriera. Non un cambiamento da poco.
Il suo tasso di sostituzione – che è espresso in percentuale e indica quanto la pensione percepita si avvicinerà allo stipendio degli ultimi anni di lavoro – si attesta appena sopra il 63%.
La situazione di Carlo è già migliore rispetto a quella dell’architetto Alice – per lei il tasso di sostituzione era del 41%. Ma anche lui avrebbe fatto bene a crearsi un cuscinetto di risparmi durante la vita lavorativa, scegliendo una soluzione di previdenza complementare. La buona notizia per Carlo è che non è troppo tardi: 18 anni sono un tempo più che sufficiente per investire con successo al fine di accumulare un capitale da far fruttare quando sarà in pensione. Non deve perdere altro tempo, però.
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