Prosegue l’inchiesta di FondiOnline, focalizzata sulle opportunità d’investimento nell’obbligazionario e nell’equity, con il contributo di Marco Bonifacio, responsabile ufficio studi di Zenit Sgr.
Secondo il parere di molti esperti, il settore obbligazionario è passato dall’offrire rendimenti elevati a basso rischio al pagare interessi minori con un profilo di rischio in aumento. Quali sono le cause che hanno contribuito a questo processo?
I rendimenti modesti che oggi offrono gli investimenti obbligazionari sono frutto essenzialmente di due fattori, per lo meno per quanto attiene ai paesi più sviluppati: da un lato, una situazione economica nella quale i gap di capacità produttiva e la debolezza del mercato del lavoro mantengono sotto controllo l’inflazione; dall’altro, le politiche monetarie non convenzionali adottate negli ultimi anni dalle banche centrali – il cosiddetto “quantitative easing” – che attraverso programmi di acquisto di titoli di Stato e altri strumenti obbligazionari contribuiscono a comprimere le curve dei rendimenti. È anche vero che le ipotesi di una riduzione (“tapering”) del Qe stanno incrementando il nervosismo e la volatilità sui mercati obbligazionari, che temono movimenti repentini dei tassi: da qui la percezione di rendimenti minori e rischio in aumento.
Ritiene che a oggi valga ancora la pena di investire in questa asset class? Quali titoli di Stato offrono le opportunità d’investimento migliori?
Non è facile immaginare – anche non paventando disastri – uno scenario economico nel quale i titoli di Stato considerati più sicuri (diciamo quelli tedeschi in Europa o quelli statunitensi) possano dare buone soddisfazioni a un investitore, salvo il caso di una prolungata deflazione come in Giappone. Sicuramente, potranno – o dovranno – essere detenuti in un portafoglio diversificato con una funzione di copertura dei rischi, ma per ricercare rendimenti interessanti sarà bene accrescere un po’ il rischio di credito. In quest’ottica, un’opportunità di investimento sono i titoli di Stato dell’euro-periferia (Italia, Spagna, Portogallo), ma anche obbligazioni societarie con rating non troppo elevato.
Nelle scorse settimane, i mercati azionari hanno messo a segno buone performance. Ritiene che siamo di fronte a una vera e propria rotazione a favore dell’equity?
La salita dei mercati nelle scorse settimane è stata fortemente influenzata dalla nuova politica economica giapponese, che ha innescato un rialzo sorprendente della borsa di Tokyo. Ora che la correzione dei listini ha auspicabilmente eliminato qualche eccesso di euforia, si può tornare a guardare all’investimento azionario con una maggiore attenzione ai fondamentali. E i fondamentali ci dicono che lo scenario economico non è brillante – e non si può non tenerne conto – ma nel contempo i prezzi sembrano contenere ancora del valore, almeno nel medio-lungo termine. Con questo orizzonte, quindi, l’investimento azionario può probabilmente rivelarsi più soddisfacente del reddito fisso.
E’ possibile cogliere trend di crescita interessanti nell’azionario e, nel dettaglio, quali sono i titoli e i mercati sui quali puntare? Ritiene che la volatilità costituisca ancora un rischio elevato?
Per investire efficacemente sul mercato azionario è opportuno costruire un portafoglio sufficientemente diversificato a livello globale e gestirlo con appropriate politiche di risk management. Stati Uniti ed Europa costituiranno il nocciolo di tale portafoglio, mentre l’investimento in Giappone dovrà tener conto della volatilità recente di quel mercato. Il fattore dimensionale ha premiato negli ultimi anni: l’investimento in small cap o in large cap ha fatto la differenza su diversi mercati. A livello di paesi, Francia, Italia e Spagna oggi aggiungono rischio ad un portafoglio europeo, mentre la Germania offre una copertura al rischio di mercato. Infine, i settori più ciclici aumentano il dinamismo del portafoglio, mentre farmaceutici ed alimentari ne aumentano la stabilità.