L’euro debole e il calo dei rendimenti obbligazionari favoriscono l’esposizione in dollari.
Ora conviene valutare una diversificazione valutaria.
Francesca Cerminara, responsabile bond e valute di Zenit SGR, vede nell’allentamento quantitativo annunciato dalla Bce una mossa una spinta a un ulteriore indebolimento dell’euro, che “renderà i titoli statunitensi, a breve scadenza o indicizzati all’inflazione, ancora un buon investimento”. La stessa prospettiva coinvolge le monete dei Paesi importatori di petrolio, che beneficiano della drastica riduzione del prezzo della materia prima.
“In primis la rupia indiana, difficilmente trattabile sul mercato attraverso l’acquisto diretto di titoli governativi, ma su cui ci si può esporre attraverso l’acquisto di fondi di investimento dedicati o tramite titoli di emittenti sovranazionali in valuta, che ne riducono il rischio creditizio”, sottolinea Cerminara, che vede buone prospettive anche verso la lira turca, “che beneficia dell’andamento del petrolio, ma risulta decisamente più volatile a causa dell’instabilità politica che a volte attraversa il paese”.
Quanto alle valute degli emergenti, secondo Cerminara gli investitori “con una maggior propensione al rischio possono puntare sugli Etf strumenti azionari, che espongono, sia all’andamento dell’economica locale, sia alla valuta di denominazione”. Il che significa anche assumersi un doppio rischio. “In questa fase di ricerca di rendimento”, avverte però, “è bene per un piccolo investitore non farsi attrarre da facili guadagni su alcuni Paesi dove i rischi valutari sono difficili da monitorare, come per esempio Russia e Brasile”.