La guerra in Ucraina ha condizionato pesantemente i mercati nella settimana appena conclusa: perdite rilevanti si sono registrate sulle borse europee, l’euro è sceso rispetto al dollaro e i prezzi delle materie prime sono schizzati verso l’alto, in particolare gas naturale e petrolio, ma anche frumento e altri prodotti agricoli.
L’offensiva russa non sembra aver sortito i risultati sperati da Mosca, finora, ma neppure le iniziative diplomatiche e le trattative dirette tra i due belligeranti si sono rivelate efficaci: Putin richiede un’esplicita dichiarazione di neutralità da parte dell’Ucraina, il riconoscimento dell’annessione della Crimea e l’autonomia dei territori del Donbass per ordinare il cessate il fuoco e ritirare le truppe. Se sul primo punto Kiev è possibilista, sugli altri due punti le posizioni sono ancora molto distanti.
Nel frattempo, l’intensificarsi dei bombardamenti sul territorio ucraino ha generato un flusso di rifugiati che attraverso la frontiera polacca si stanno riversando negli altri paesi d’Europa, mentre sul piano economico gli effetti più evidenti della guerra passano attraverso la crescita dei prezzi delle materie prime, gas e petrolio da un lato, grano e altri cereali dall’altro.
Questo senza contare le sanzioni inflitte alla Russia dalle nazioni occidentali: oltre al congelamento dei beni di un certo numero di persone fisiche ritenute vicine al governo di Mosca e al blocco dei conti correnti in valuta della banca centrale russa, la sospensione di sette banche del paese dal circuito interbancario SWIFT rende difficile regolare i pagamenti con entità economiche russe, anche se per ora il settore energetico è escluso dalle sanzioni e le esportazioni di gas e petrolio continuano.
Inoltre, numerose aziende multinazionali hanno annunciato la loro uscita dal mercato russo o la sospensione degli affari con Mosca e la combinazione di tutte queste misure – se si protrarrà nel tempo – avrà secondo alcuni analisti un effetto più dirompente sull’economia domestica del default del 1998: per questo, il rating della Russia è stato declassato a un passo dall’insolvenza.
Tra gli effetti indiretti che la guerra rischia di avere va citata la politica monetaria, alla luce dell’importanza del tema nella lotta all’inflazione: dal momento dell’invasione dell’Ucraina sono scese le probabilità di un rialzo dei tassi USA superiore al quarto di punto nella prossima seduta del comitato della Federal Reserve e parimenti è sceso il numero di rialzi complessivi previsti per il 2022.
Sul tema delle materie prime, invece, visto l’andamento dei prezzi, è giunta un’importante conferma da parte dell’OPEC+ di mantenimento dell’incremento di produzione del petrolio.
Certamente il conflitto russo-ucraino sarà il tema principale anche della settimana che inizia, nella quale la BCE si riunisce per decidere della politica monetaria, prevista comunque invariata, soprattutto alla luce degli eventi bellici.
Pressoché esaurite le pubblicazioni dei risultati trimestrali delle aziende, sul fronte macroeconomico verranno pubblicati in settimana i dati di inflazione di Stati Uniti, Germania e Cina, il PIL dell’area euro e del Giappone, la produzione industriale di Germania, Italia e Regno Unito, l’indice di fiducia dei consumatori statunitensi redatto dall’Università del Michigan.