Settimana di marcata discesa dei mercati azionari, con tassi in crescita, dollaro vicino ai massimi e costi delle materie prime in rialzo.
A influenzare l’andamento dei listini è stata soprattutto la stretta della Banca Centrale Europea che ha assunto un’intonazione decisamente più restrittiva a fronte della perdurante inflazione, annunciando per fine giugno la chiusura del programma di quantitative easing e a seguire rialzi dei tassi nelle riunioni di politica monetaria di luglio e di settembre.
La discesa dei mercati ha in qualche modo sancito non solo un’inversione di politica monetaria che era certamente attesa ma ancora qualche mese fa sembrava più dilatata nei tempi, ma anche la messa in discussione di quello “scudo” da parte della banca centrale sui mercati finanziari che risaliva ancora all’era Draghi. Tanto è vero che si è tornati a parlare di spread, dopo il rialzo repentino dei tassi sui titoli decennali spagnoli e – soprattutto – italiani.
Sul fronte dei dati economici sale ancora l’inflazione negli Stati Uniti, quanto meno nel dato complessivo, mentre in quello core depurato delle componenti più volatili di energia e alimentari scende di qualche decimale ma rimane comunque sopra un tasso di variazione annua del 6%. Continuano anche a giungere tagli alle stime del PIL, come accaduto in settimana con i numeri dell’OCSE e della Banca Mondiale, che riflettono le difficoltà dello scenario economico e finanziario.
Sotto il profilo geopolitico, nessuna novità sul fronte della guerra in Ucraina, anche se si moltiplicano gli appelli a una soluzione diplomatica che per il momento sembra tuttavia lontana.
In settimana le riunioni di politica monetaria della Federal Reserve e della Bank of England dovrebbero continuare il graduale percorso di rialzo dei tassi sul dollaro e sulla sterlina, mentre nessuna novità è prevista da parte della Bank of Japan, dal momento che Tokyo rimane esente dalle dinamiche inflazionistiche che hanno colpito gli altri paesi industrializzati.
Sempre in settimana, il meeting della World Trade Organization dovrebbe consentire ai ministri dei paesi membri di discutere in un momento difficile per il commercio mondiale, stretto tra postumi della pandemia, guerre, difficoltà logistiche, carenze di beni alimentari e di materie prime.
Sul piano macroeconomico, infine, prevista la pubblicazione dei dati di produzione industriale di Regno Unito, Giappone, Stati Uniti e area euro, degli indici dei prezzi di Italia, Germania e area euro, delle vendite al dettaglio di Stati Uniti e Gran Bretagna e del sondaggio ZEW sullo stato dell’economia tedesca.