Piazza Affari è stata una delle borse migliori dell’anno con l’indice Ftse Mib che in euro ha messo a segno un +15,6%, gli indici Ftse Mib cap e Star rispettivamente un +33 e 35% in euro. Merito dell’effetto congiunto di un contesto macroeconomico favorevole con un pil che ha battuto le attese e un maggiore interesse dei big money per le piazze europee, con un occhio di riguardo a Milano che partiva con multipli più bassi rispetto agli altri listini dell’area euro. Ma ad accendere i riflettori sulle piccole e medie imprese quotate sono stati anche i Pir, i piani di risparmio agevolati fiscalmente, che nei nove mesi 2017 hanno registrato una raccolta netta positiva per 7,5 miliardi di euro con l’attesa che si arrivi a 10 miliardi a fine dicembre. Per i prossimi anni l’attesa è di una raccolta di 50-70 miliardi in cinque anni. Come ha confermato il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia e delle finanze, Fabrizio Pagani, in occasione del convegno sulle Pmi organizzato da Borsa italiana, le stime di raccolta sui Pir «parlano di 50-70 miliardi di euro e io penso che saremo in quel range».
Certo solo una parte di quanto raccolto è andata in azioni tricolore perché di circa una novantina di fondi lanciati o trasformati in Pir compliant solo un terzo è rappresentato da puri azionari. Si può stimare quindi che in azioni siano stati investiti circa 2,5 miliardi, di cui 750 milioni in aziende di piccola e media capitalizzazione. Un flusso importante, ma non sufficiente a giustificare i rialzi dei titoli dell’indice Star, che capitalizza circa 40 miliardi o dell’Aim che ne capitalizza 5,5. Quindi i Pir sembrano più aver avuto un ruolo di catalizzatore di interesse verso il settore che un ruolo esclusivo di motore del rialzo. Certo, se continuerà il trend di raccolta nei prossimi anni, è auspicabile che il listino si arricchisca di nuove azioni.
Ma ecco nel dettaglio come si sono mossi i Pir quest’anno e come affronteranno i prossimi mesi. Ma anche chi ha saputo cavalcare meglio il fenomeno e chi meno dal punto di vista delle performance. Con tutte le avvertenze del caso, visto che i fondi sono partiti in date diverse nel corso dell’anno e quindi non è possibile una classifica assoluta di migliori e peggiori sullo stesso arco temporale anche all’interno di categorie omogenee.
Dal punto di vista dell’attesa di raccolta dei Pir nei prossimi anni, le stime parlano come detto di 50-70 miliardi in cinque anni. […]
Intanto una prima analisi dei prodotti lanciati finora vede il prevalere di prodotti flessibili e bilanciati, disegnati per i risparmiatori italiani da sempre poco propensi a esporsi troppo sui listini azionari. Una parte dei prodotti era già esistente, altri invece sono stati lanciati ad hoc. Negli azionari tra i preesistenti ci sono i tre fondi targati Zenit che spiccano anche ai vertici per performance. Il fondo Zenit Multistrategy stock picking Pir ha messo a segno da inizio anno una performance del 28%, mentre i due comparti Zenit Pianeta Italia segnano un +26% dal momento che sono diventati Pir compliant il 20 febbraio. […]
Mentre nel caso dei fondi di Zenit, «si trattava di fatto di prodotti Pir ante litteram che avevano una forte esposizione alle piccole e medie capitalizzazioni», spiega Michele Guerrieri, responsabile commerciale di Zenit sgr. Che esclude che ci si trovi di fronte a una bolla per le pmi quotate: «Finora i flussi confluiti su queste azioni non sono tali da generare una bolla e bisogna considerare che assieme alla raccolta dei Pir e dei flussi verso le pmi quotate c’è stato anche un aumento delle ipo arrivate in borsa. Anzi speriamo che questo fenomeno porti a un aumento delle dimensioni di Piazza Affari che continua a essere sotto dimensionata rispetto al pil. Il legislatore già da alcuni anni lavora per aiutare le pmi a trovare forme di finanziamento alternative al settore bancario e mi sembra che mercato e risparmiatori stiano rispondendo favorevolmente». Tra i puri azionari i fondi con dimensioni da boutique hanno il vantaggio di poter investire anche in società con più bassa capitalizzazione, su titoli meno coperti dalla ricerca, ma che possono offrire importanti opportunità di investimento.
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