Arriva l’attesa conversione delle azioni Telecom Italia risparmio in ordinarie: ma per i piccoli azionisti è un affare?
Probabilmente sì ma è anche una scelta obbligata in quanto si attende massiccia l’adesione dei fondi specializzati e arbitraggisti.
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Perché conviene ai piccoli aderire a questa conversione?
Il piano definito dal Cda consta di due fasi: Il piano definito dal Cda consta di due fasi: «In una prima fase ci sarà la possibilità facoltativa di convertirle in azioni ordinarie con un rapporto di una azione ordinaria per ciascuna di risparmio, con un conguaglio di 9,5 cent per azione. Al termine del periodo per l’esercizio della conversione facoltativa è prevista la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio in circolazione: consegnando 100 azioni di risparmio si riceveranno 87 azioni ordinarie, con un rapporto di conversione pari a 0,87, senza pagamento di alcun conguaglio e senza riduzione del capitale sociale. Gli azionisti di risparmio che non concorrano all’approvazione della conversione obbligatoria avranno diritto di recesso. Il valore di liquidazione è stato determinato dal Cda i n 0,9241 euro per azione».
Ma visti i prezzi di mercato «meglio vendere il titolo, visto che l’incasso a oggi sarebbe maggiore rispetto a quanto garantito dal recesso – precisa Fabiani -. Occorre anche prendere in considerazione che lo sconto medio della categoria di risparmio sia stato negli ultimi cinque anni fra il 20% ed il 30%, rispetto al 13% a cui si è portato post annuncio. Se la conversione fallisse è ipotizzabile un ritorno dello sconto verso la media storica».
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«aumentando il numero di azioni ordinarie in circolazione, gli azionisti che possiedono solo quelle scendono – conclude Fabiani – nell’ordine del 30% ipotizzando una totale conversione: quindi, per esemplificare, se la quota di Vivendi è pari oggi al 20%, non avendo azioni di risparmio, si ritroverebbe con il 14% della Telecom post conversione».